Da qualche anno i nutrizionisti, i dietologi, i guru delle diete più famose si sono scagliati conto lo zucchero e le aziende produttrici di alimenti e bevande si sono adeguate creando una serie di prodotti cosiddetti “sugar free” (senza zucchero).

Ma questi alimenti sono davvero senza zuccheri?

Ad esempio su alcune confezioni di merendine con la marmellata leggiamo la dicitura sugar free, ma il prodotto contiene in realtà molti zuccheri.

Tra gli ingredienti delle marmellate vengono utilizzati come dolcificanti succo d’uva e di mela, eppure leggiamo sull’etichetta “senza zuccheri aggiunti”. Tutto bene…se non fosse vietato dalla legge.

Questo è solo uno dei prodotti che l’associazione Altroconsumo ha giudicato ingannevoli nell’etichetta o nelle indicazioni scritte al consumatore, denunciandoli all’Autorità garante della concorrenza e del mercato per pratiche commerciali scorrette.

La normativa in merito è piuttosto chiara ed è un bene perché sappiamo che un regime alimentare troppo ricco di zuccheri e grassi saturi è sinonimo di rischio d’obesità, insorgenza di tumori e disturbi cardiovascolari.

Il regolamento europeo 1924/2006 consente di riportare sulle confezioni solo tre diciture, “a basso contenuto di zuccheri”, “senza zuccheri”, “senza zuccheri aggiunti” o dichiarazioni equivalenti in modo veritiero e trasparente, considerando anche altri ingredienti con proprietà dolcificanti (per esempio l’estratto di malto, che contiene il maltosio, uno zucchero) o altri zuccheri diversi dal saccarosio – quello comune da cucina – con eguali proprietà ed effetti sull’organismo: lo sciroppo di glucosio, il lattosio, il fruttosio.

Per quello che riguarda i dolcificanti c’è anche chi non infrange la normativa ma gioca sull’ambiguità, ad esempio la scritta “senza aspartame e dolcificanti artificiali” sullo yogurt non toglie né aggiunge nulla al fatto che lo zucchero ci sia, ma conferisce un senso di fiducia verso quel determinato prodotto.

Altroconsumo specifica: «Presentare i prodotti alimentari con un’aura di salubrità e leggerezza non riscontrata nel contenuto effettivo dell’alimento significa indurre il consumatore all’acquisto mentendo sulle caratteristiche del prodotto. Pratica da sanzionare».

Riccardo Buzzi

Fondatore di Into the Fitness e mi occupo della gestione di tutta la parte tecnica, commerciale ed organizzativa; ovviamente supportato da collaboratori di primo piano! Un lavoro, il mio, nato per caso, che mi ha portato ad abbandonare quasi del tutto la mia precedente attività di consulente immobiliare. Da tempo, infatti sentivo l’esigenza di riunire sotto un unico “cappello” un team di professionisti seri e preparatissimi che potesse fare chiarezza in un mondo, quello del fitness e dell’alimentazione, ricco di ignoranza e convinzioni sbagliate. Fin da piccolo lo sport ha fatto parte della mia vita, ho praticato e pratico tutt’ora diverse discipline tra cui ginnastica artistica, palestra, pesistica, Kickboxing, Thai Boxe…e chi più ne ha più ne metta. Ultimamente ho scoperto l’allenamento funzionale, o come piace dire a molti Functional Training. Mi sono talmente appassionato che nel corso del 2014 ho deciso di iscrivermi al corso tenuto da FBI – Fitness Best Innovation, ed ottenere così il diploma di Istruttore di Functional Training con specializzazione Kettlebell, Sandbag, Bilancieri, Bosu e corpo libero. A breve completerò il percorso con il TRX. Da buon bolognese che si rispetti la mia seconda passione è la cucina, e vivere in questa città non è il massimo per chi cerca di seguire una sana alimentazione…perché si sa…Bologna è anche chiamata “La Grassa”. Ma non mi arrendo e cerco di fare convivere tortellini e lasagne con uno stile di vita “light”! E vi dirò…non è poi così difficile…ogni volta che mi viene un dubbio…posso sempre rivolgermi ad uno dei nostri professionisti!