Ognuno di noi fa i conti con le proprie emozioni fin da piccolo, e se all’inizio si ritrova con qualcuno in grado di rispecchiarlo, imitarlo e spiegargli cos’è quel “rumore” che si prova in determinate situazioni, da adulto si è da soli a dover comprendere, interpretare e gestire lo stesso. Ma quali sono le emozioni? Come si “imparano”? E’ possibile controllarle?

Lo stimolo per scrivere questo nuovo articolo è arrivato dopo la visione del nuovo film di Pete Docter di cui ormai tutti parlano, intitolato Inside Out. Il film appunto parla di un DENTRO  e FUORI emotivo, ciò che avviene dentro il nostro corpo a livello dei neurotrasmettitori, di sensazioni, di memorie e di cambiamenti fisiologici (ad es. battito del cuore, aumento pressione sanguigna, etc) e ciò che emerge all’esterno a livello muscolare, facciale o sotto forma di agiti verbali e non.

Il film ha come personaggi le 5 Emozioni base che interagiscono, osservano e lavorano all’interno del cervello, ognuna attraverso le proprie prospettive e caratteristiche innate.

Lo Psicologo statunitense Paul Ekman (1971) fu il pioniere, insieme a Friesen, nel riconoscimento delle emozioni ed espressioni facciali; in particolare, egli si occupò di rilevare l’universalità delle stesse osservando la Tribù Fore della Nuova Guinea che, nonostante l’isolamento, metteva in atto medesime espressioni sul viso, in risposta ad alcuni stimoli.

Ekman, si impegnò a raccogliere una serie di fotografie per validare la cosiddetta Teoria Neuro culturale, che asserisce come:

  • alcune espressioni facciali sono dei segnali universali e affidabili di determinate emozioni in atto;
  • alcune espressioni facciali sono considerate affidabili in culture diverse ;
  • le espressioni facciali svolgono una funzione di comunicazione interpersonale e regolazione sociale;
  • le espressioni facciali corrispondono a determinate esperienze soggettive.

Tale teoria è stata poi confrontata e messa in discussione da diversi studiosi che hanno spostato il focus ad altri elementi, quali ad es. la postura associata all’emozione o all’influenza culturale, ma mai definitivamente smentita.

In effetti, nei giorni scorsi giravano dei piccoli video per ogni Emozione protagonista del film, che riassumevano le caratteristiche relative alle espressioni facciali associate ad ognuna, come a voler ricordare le teorie dello stesso Ekman.

Ma quali sono le emozioni?

emotion

Innanzitutto, è bene sottolineare il fatto che l’emozione è una risposta multidimensionale ad un dato stimolo ambientale di breve durata, che implica dei cambiamenti a 3 livelli:

  • fisiologico (modifiche nel corpo quali battito cardiaco, pressione arteriosa, sudorazione, tremore, etc);
  • comportamentale (microespressioni facciali, postura, gesti e agiti);
  • psicologico (cambiamenti a livello di percezione dell’ambiente, della gestione del sé).

Si distinguono in emozioni primarie e secondarie e le ultime non sono altro che la combinazione delle prime, influenzate da fattori socio-culturali e dalle interazioni con le figure significative.

Nello specifico, si individuano come principali:

  • gioia: stato d’animo legato all’appagamento dei propri desideri
  • rabbia: emozione conseguente ad una frustrazione
  • tristezza: stato emotivo dovuto ad una perdita reale o attesa
  • sorpresa (non viene considerata nel film): risultato di un evento inatteso;
  • paura: stato d’animo legato alla sensazione di pericolo e ha come obiettivo, in determinate situazioni,  la protezione di sé;
  • disgusto: è una risposta distanziante rispetto a oggetti, persone, animali, pensieri, etc.

Come si “imparano”?

Ho scelto di virgolettare il verbo imparare perché è stato osservato attraverso gli studi maggiormente significativi (Ekman e Darwin,) che le emozioni base sono da considerare universali e che vengono riconosciute e sperimentate in tutte le culture; pertanto possono essere definite come innate e non apprese.

Per quanto riguarda le emozioni secondarie, risulta esserci una maggiore differenziazione a livello culturale tanto che alcuni stati d’animo riconosciuti come emozioni da parte di alcune culture, non trovano poi riscontro in altre.

Il bambino impara però a riconoscerle e a nominarle grazie all’aiuto del Rispecchiamento da parte delle persone significative, nella misura in cui fungono da specchio per lui, prima accogliendo e poi restituendo l’immagine, anche attraverso l’imitazione. In seguito, verbalizzando gli stati d’animo che i genitori “leggono” , offrono la possibilità di riconoscere e nominare determinate emozioni.

Ascoltando le storie delle persone, noto talvolta come alcune di loro reprimano alcune emozioni perché ad es. in famiglia non erano accettate o venivano addirittura punite; la rabbia, spesso, è una di quelle che viene controllata perché distanziante. Oppure, vedo quanto sia difficile per un uomo affermare e/o accettare di sentirsi triste, perché la maggior parte delle volte la tristezza viene associata all’essere debole, vulnerabile.

A tal proposito, ho trovato Inside Out innovativo nel sottolineare l’importanza dell’emozione Tristezza sia nella propria vita che quella degli altri; è stato messo in evidenza come accoglierla e condividerla in modo empatico con un’altra persona, regala vicinanza e affetto.

Spesso, nelle famiglie si stabiliscono delle dinamiche per cui solo determinate emozioni avvicinano l’altro, quindi i componenti si ritrovano a doversi mostrare in un determinato modo o con uno stato d’animo specifico, per attirare l’attenzione. A tal punto, vi chiedo: Conoscete sul serio il vostro mondo emotivo? Provate diverse emozioni o vi trovate a provarne sempre e solo una? Vi chiedete mai “cosa sto provando ora?” e perché?

Le emozioni giocano un ruolo fondamentale nella nostra vita, come segnali innati rispetto a ciò che percepiamo e quanto più le ascoltiamo e le accogliamo e tanto più entriamo in confidenza con noi stessi in modo autentico.

Inoltre, possono diventare i nostri alleati per trovare la chiave verso una maggiore serenità, fungendo da segnali di allerta o anche solo di attenzione rispetto a qualcosa che non è buono per sé.

Al contrario, trascurarle vorrebbe dire chiudere gli occhi a quella parte di noi Bambini che ci chiede di essere considerata e accolta. Allo stesso tempo, potremo fungere da modellamento per le persone a noi vicine, in quanto più le emozioni faranno parte dei nostri scambi verbali e più si creerà vicinanza e conoscenza l’uno dell’altro.

Se poi si è genitori, diventa ancor più necessario conoscere le proprie emozioni nella misura in cui si ha la certezza di trasmettere un buon insegnamento ai propri figli.

Come sempre, resto a disposizione per maggiori informazioni o condivisioni ai seguenti recapiti:

Dott.ssa Vera Cabras

Psicologa-Psicoterapeuta

Esperta in Nuove Dipendenze e Sessuologia Clinica

Via dell’Indipendenza, 61 Bologna

cabrasvera28@gmail.com

Tel: 3240848398

Web: http://veracabras.altervista.org/

Vera Cabras

“Oggi non è che un giorno qualunque di tutti i giorni che verranno, ma ciò che farai in tutti i giorni che verranno dipende da quello che farai oggi” Ernest Hemingway