La mia scelta rispetto all’argomento da trattare nasce da una riflessione rispetto ad uno dei piaceri che hanno a che fare con la stagione estiva in cui ci troviamo adesso, insieme alla soggettiva sensazione e percezione del “vedersi belli se…”; nella fattispecie, si parlerà dell’abbronzatura.

Tutti noi, infatti, ne conosciamo i vantaggi sia dal punto di vista del benessere fisiologico che estetico/psicologico, nella misura in cui provoca il rilascio di endorfine, nasconde eventuali imperfezioni ed offre un colorito più piacevole. Se in passato per raggiungere l’obiettivo si doveva aspettare la bella stagione e “spalmarsi” per ore su una calda spiaggia, oggi il nostro bisogno viene soddisfatto, qualora si volesse, tutto l’anno all’interno di appositi centri solarium.

Tuttavia, talvolta sembra che la voglia e/o il desiderio di abbronzarsi  non sia più circoscritto alla stagione o a determinati motivi ma diventi una necessità. In America viene chiamata Tanning Addiction, dove Tan sta per abbronzatura e Addiction per dipendenza;  per spiegarvi di che si tratta, preferisco riportare la storia di Damien Platt, un ragazzo di 32 anni che ha speso circa 7000 sterline (pari a 8500 euro) distribuite in 8 anni, per pagare lampade e lettini abbronzanti. Damien ha raggiunto picchi di 200 lampade in un anno e solo 4 anni fa ha scoperto di avere un cancro alla pelle.

In Italia viene appunto denominata Tanoressia per indicare la somiglianza con l’Anoressia, nella misura in cui la persona che si guarda allo specchio non si percepisce “mai abbastanza abbronzata”, nonostante la notevole frequenza nell’utilizzo dei lettini.

Damien stesso, racconta: “Amavo la sicurezza che l’abbronzatura mi dava e ogni persona che mi incontrava mi parlava di quanto sembrassi sempre in salute. Non andavo da nessuna parte senza aver fatto prima una lampada. Non mi sentivo normale senza l’abbronzatura”.

Così, Damien è arrivato a recarsi in un Centro Estetico almeno 4 volte a settimana per raggiungere quel “colorito” tanto adorato, mentre oggi si ritrova obbligato a seguire una cura farmacologica per contrastare la progressione del tumore.

Egli sapeva benissimo a cosa andava incontro riguardo ai rischi per la salute, ma ha continuato a trascurare quel tipo di informazioni come se non potesse dire basta.

Le poche frasi che riporta lasciano intendere come “vedersi abbronzato” fosse l’obiettivo della giornata e come il “sentirsi sicuro” non fosse legato a sé come persona, ma a qualcosa di esterno, cioè alla lampada. In altre parole, Damien riusciva a sentirsi a posto, sicuro e “normale” solo con, perché senza non si percepiva capace di poter affrontare niente.

La Tanoressia, così commentata attraverso le poche frasi di Damien, ricorda le principali caratteristiche della Dipendenza in generale, così come viene spiegata dal DSM (Manuale Diagnostico dei Disturbi Mentali) e dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), quali:

  • Craving: desiderio e /o necessità impellente di assumere una sostanza (in questo caso sarebbe “fare una lampada”);
  • Tolleranza: tendenza ad assumere dosi sempre maggiori (maggiore frequenza);
  • Astinenza: sintomatologia psichica e fisica se la sostanza non è disponibile (possiamo intravederla tra le parole di D. “non mi sentivo normale senza…”);
  • Conseguenze limitanti nella vita del soggetto: riduzione di attività sociali, lavorative, etc (“non andavo da nessuna parte senza..”).

Talvolta, anche quando il soggetto è ben consapevole di avere un problema di tipo fisico e/o psicologico, causato dalla “droga” o esacerbato dalla stessa, persevera comunque perché è la sostanza o meglio tutti i meccanismi fisiologici che comporta, ad avere il potere.

Secondo alcuni recenti dati, la Tanoressia tocca più di 10 milioni di italiani fra adulti e giovani, di cui almeno 700mila da considerare come dipendenti. Il sesso femminile risulta essere quello più a rischio, in particolare nella fascia 25-54 di età.

Inoltre, emerge come la maggior parte conosca appieno i rischi legati all’abuso di lettini e lampade ma riferisce di come non riesca a farne a meno e di sentirsi in colpa per questo. Alcune ricerche, mettono in evidenza come spesso i ragazzi tanoressici, siano tendenzialmente più ansiosi e abusino di alcool e droghe rispetto ai loro pari “non abbronzati”.

tanoressia_01

In merito a ciò, alcuni studiosi hanno ipotizzato che ci possa essere un nesso tra raggio UV e rilascio di endorfine, sostanze oppioidi presenti nel nostro corpo che hanno a che fare con le sensazioni di benessere. Pertanto, visto da questa punto di vista, l’uso eccessivo del lettino appare come un regolatore delle emozioni al fine di gestire la sofferenza.

Come Damien, tante persone sentono la necessità ossessiva di apparire sempre abbronzate, perché diversamente devono fare i conti con l’ansia, l’inadeguatezza, un umore e un livello di autostima molto bassi. La Tanoressia trova terreno fertile nelle persone con un senso personale di insicurezza e un rapporto con il proprio corpo caratterizzato da vissuti di disagio e pertanto viene trattata come qualsiasi altra dipendenza, in quanto l’obiettivo è quello di sostenere e accompagnare la persona nel percorso di accettazione di sé e del proprio corpo, senza se e senza ma.

Dott.ssa Vera Cabras

Studio: Via dell’Indipendenza, 61 Bologna

e-mail@cabrasvera28@gmail.com

Vera Cabras

“Oggi non è che un giorno qualunque di tutti i giorni che verranno, ma ciò che farai in tutti i giorni che verranno dipende da quello che farai oggi” Ernest Hemingway