Avete mai sentito parlare di Dipendenza che non sia da sostanze quali droghe o alcool o da oggetti, come nel caso di Internet?

Durante gli anni ’70, Robin Norwood scrisse un libro intitolato “Donne che amano troppo” dove riportava esperienze di quelle che già lo psicanalista Fenichel nel 1945 chiamava amore-dipendenti, descrivendo quelle persone che necessitano di amore, alla stessa stregua di droga e cibo.

Perché si possa parlare di Dipendenza dalle relazioni amorose o Affettiva, quindi, sarebbe necessario confermare i tre criteri cardine comuni a tutti i tipi, quali:

  • tolleranza e perdita di controllo;
  • craving (desiderio impulsivo che contrasta l’intenzione di smettere);
  • astinenza (disagio conseguente alla distanza).

Il Dipendente Affettivo è colui che investe tutto sé stesso per l’altro sempre con maggiori “dosi” (tolleranza) tanto da perdere di vista la propria identità e il proprio benessere (perdita di controllo), non riesce a fare a meno di dedicarsi completamente a lui (craving) e vive un disagio importante nel momento in cui l’altro lo allontana (astinenza) caratterizzato da:

  • insonnia e inappetenza;
  • tensioni muscolari;
  • tachicardia e ansia generalizzata.

La Dipendenza Affettiva è una forma di amore patologica caratterizzata da un comportamento ripetitivo e incontrollato di cura e attenzione verso il partner, mancante di reciprocità a livello affettivo. Il ”donatore d’amore’’ vede il suo partner come unica ragione di vita e si muove per controllarne il rischio della perdita e/o dell’abbandono, arrivando a trascurare propri bisogni, desideri e in casi estremi mettendo a rischio la propria vita. In questo senso, il film di Matteo Garrone, intitolato Primo Amore, mette in scena le conseguenze sociali, affettive, fisiche e psicologiche della Dipendenza Affettiva.

Tutti noi, o almeno la maggior parte, assaporano la dipendenza dalle figure significative nelle prime fasi di vita; ciò garantisce un senso di protezione, di sicurezza, cura e amore. Gli stadi evolutivi vanno dalla dipendenza all’interdipendenza dai propri genitori, con fasi intermedie contraddistinte da tentativi di indipendenza, che hanno come obiettivo quello della separazione e della creazione di una propria identità (differenziazione).

Nelle relazioni di coppia, viene ripercorso più o meno lo stesso ciclo dove dalla fase dell’innamoramento in cui vi è come una fusione con l’altro, si passa a fasi dove ognuno esprime una volontà propria e vede l’altro nella sua interezza, oltre che nella forma idealizzata. Pertanto, iniziano ad emergere le differenze che portano a lotte di potere e conflitti. Tale momento critico in realtà è il più prezioso, nella misura in cui  entrambi ri-negoziano loro parti e lo stesso rapporto, nell’ottica di renderlo più autentico e profondo. I partner danno nuovamente il giusto valore a propri bisogni individuali che vengono condivisi e accettati da entrambi, permettendosi di sentirsi liberi e ‘’uniti’’ allo stesso tempo.

Al contrario, i dipendenti affettivi vivono in modo drammatico il passaggio dalla fase di fusione/innamoramento a quella che va verso una maggiore indipendenza, perché ciò che subiscono è la sensazione di vuoto e paura dovuta alla percezione di distanza dell’altro.  Posto che tutti noi siamo in qualche modo dipendenti dagli altri e la reale indipendenza è utopica, è bene sottolineare come si tratti di persone che tentano in tutti i modi di mantenere una relazione fusionale. Esattamente come un neonato con la mamma, il dipendente affettivo non vive come persona autonoma con proprie scelte e potere decisionale ma vive in funzione dell’altro e in uno stato di tensione continuo, legato alla paura della solitudine e dell’abbandono.

La paura, in particolare, assume caratteristiche ossessive (possessività e gelosia) dovute alla fobia di perdere l’amore, che si riattiva ogniqualvolta si presenti un segnale interpretato come anticipatore di un abbandono, ad es. un mancata telefonata. La presenza dell’altro deve essere costante anche sotto forma di manifestazioni continue, e soprattutto concrete. In caso di coppia di dipendenti, il rischio potrebbe essere quello di completo isolamento dal resto del mondo.

Vista la complessità dell’argomento, ho preso la decisione di focalizzarmi sugli aspetti mancanti nel prossimo articolo, dove parlerò dei tipi di dipendenti affettivi, casistica,  ipotesi rispetto alle cause e trattamento.

Vi lascio con alcune frasi del libro di Robert Norwood, citato agli inizi:

“Quando amiamo troppo, in realtà non amiamo affatto perchè siamo dominate dalla paura: paura di restare sole, paura di non essere degne d’amore, paura di essere abbandonate o ignorate… E amare con paura significa soprattutto attaccarsi morbosamente a qualcuno che riteniamo indispensabile per la nostra esistenza, amare con paura comporta la messa in atto di tutta una serie di meccanismi di controllo per tenere l’altro nell’area del proprio possesso”

“Quando giustifichiamo i suoi malumori, il suo cattivo carattere, la sua indifferenza, o li consideriamo conseguenze di un’infanzia infelice e cerchiamo di diventare la sua terapista, stiamo amando troppo.

“Quando la relazione con lui mette a repentaglio il nostro benessere emotivo, e forse anche la nostra salute e la nostra sicurezza, stiamo decisamente amando troppo.

Leggi anche: Quando lo Shopping diventa ossessione – Prima parte e seconda parte.

Dott.ssa Vera Cabras

Psicologa-Psicoterapeuta

Esperta in Nuove Dipendenze e Sessuologia Clinica

Via dell’Indipendenza, 61, Bologna

cabrasvera28@gmail.com

Tel: 324-0848398

Vera Cabras

“Oggi non è che un giorno qualunque di tutti i giorni che verranno, ma ciò che farai in tutti i giorni che verranno dipende da quello che farai oggi” Ernest Hemingway