Tecnicamente, ci si riferisce alla cosiddetta ALESSITIMIA (o alexitimia) ma a livello pratico equivale proprio all’impossibilità di “dare voce” alle proprie emozioni, in quanto sconosciute.

Derivante dal greco, (a: mancanza/ lexis: parola/ thymos: emozione) definisce quell’insieme di deficit nella sfera delle competenze emotive, caratterizzati dall’incapacità di riconoscere, descrivere e mentalizzare verbalmente proprie e altrui emozioni.

Fu presentato per la pima volta da John Nemiah e Peter Sifneos all’inizio degli anni settanta, per circoscrivere l’insieme delle caratteristiche di personalità ritrovabili nei pazienti ‘’psicosomatici’’, ossia quelle persone che manifestano il proprio disagio attraverso il corpo.

Il Prof. Vincenzo Caretti, docente di Psicopatologia all’Università di Palermo, ha analizzato in termini di alessitimia il personaggio di Scrooge, protagonista principale del Canto di Natale di Dickens, guarda il video qui sotto:

Quali caratteristiche?

Di seguito i DCPR (Criteri Diagnostici per la Ricerca Psicosomatica), fissati nel 1995:

  • Incapacità di usare parole appropriate per descrivere le emozioni e di discriminarle;
  • Tendenza a descrivere i dettagli più che gli stati d’animo;
  • Mancanza di un ricco mondo fantastico;
  • Contenuto del pensiero associato più a eventi esterni, che alla fantasia o alle emozioni;
  • Inconsapevolezza delle comuni reazioni somatiche che accompagnano l’esperienza di vari stati d’animo;
  • Scoppi occasionali ma violenti e spesso inappropriati di comportamento affettivo.

Inoltre, aggiungerei:

  • Ridotta espressività facciale;
  • Pensiero orientato quasi solo all’esterno, e raramente verso i propri processi psichici interni;
  • Tendenza ad attribuire gli eventi della propria vita a cause esterne;
  • Tendenza ad utilizzare azione fisica diretta, in sostituzione al canale emotivo.

La persona alessitimica vive l’emozione solo attraverso le reazioni somatiche-sensazioni corporee, (batticuore, sudorazione, etc) ma non riesce ad attribuire alle stesse un significato emotivo (paura, tristezza); le reazioni che manifesta quindi  risultano essere inappropriate e non trovare ragione.

alessitimia_emozioniQuali sono le cause?

Lo sviluppo dell’alessitimia non trova un’unica spiegazione e per questo, comprende radici neurobiologiche, psicologiche e socio culturali.

Ad es. Weintraub e Mesulam, ritrovano le difficoltà dei pazienti di riconoscimento ed espressione delle emozioni, in una carente funzionalità dell’emisfero destro.

MacLean ipotizza un incanalamento diretto delle emozioni agli organi corporei, attraverso le vie neuroendocrine e autonome.

Leff (1973) ha riscontrato come l’espressione e la differenziazione delle emozioni cambi a seconda del paese in cui si vive e di come alcune lingue impongano delle limitazioni in tal senso.

Di notevole importanza,  risulta essere il tipo di accudimento familiare verso il bambino, nell’ottica di far passare attraverso la relazione un vocabolario adeguato per riconoscere, esprimere e  regolare le emozioni.

Perché diventa importante parlarne?

Le motivazioni rispetto alla mia scelta di affrontare tale argomento,  sono molteplici e nascono da riflessioni emerse sia dal mio lavoro quotidiano con i pazienti che dai numerosi dati rispetto alle sintomatologie riportate costantemente e ripetutamente ai medici di base, prive di ragione organica.

Innanzitutto, diventa utile considerare i risultati di diverse ricerche che confermano come le persone alessitimiche, in quanto incapaci di sperimentare o meglio riconoscere le proprie emozioni, cerchino di compensare tale mancanza attraverso esperienze di alterazione di coscienza, tramite l’abuso di droghe, alcool ma anche cibo e sesso.

Inoltre, promuovendo maggiormente il canale corporeo, potrebbero trovarsi a  vivere una condizione stabile di malattia a livello fisico che non viene però ricondotta a situazioni psichiche e a tal proposito, ritengo rilevante farsi qualche domanda in più.

Ma in particolare, il problema si impone in maniera importante nella relazione con l’altro, in quanto trovarsi impossibilitato a percepire le proprie e le altrui emozioni, significa allo stesso modo essere incapace di “mettersi nei panni dell’altro”, e quindi di leggerne lo stato d’animo.

Infatti: quanto più si è bravi ad entrare in contatto con il proprio mondo emotivo e tanto di più diventa facile interpretare sia verbalmente che non, e sintonizzarsi con quello degli altri.

Ciò comporta non poche conseguenze per chi si trova a dover intrattenere una relazione affettiva con persone che presentano caratteristiche alessitimiche, anche in vista del fatto che non riescono a vivere l’altro come fonte di sostegno e aiuto. La sensazione provata, potrebbe somigliare a quella in cui ci si trova a dover spiegare questioni importanti a qualcuno che parla un’altra lingua, per scoprire che il messaggio non arriva.

Pertanto, capire che i propri sentimenti risultano essere non compresi o non contraccambiati a causa di un problema che non ha però a che fare con la volontà del proprio partner, dovrebbe/potrebbe portare a riflettere sulla relazione affettiva che si vive da un punto di vista più realistico, per poi decidere se e come prendere in mano la situazione.

Parimenti, diventa importante parlarne per offrire uno spunto di riflessione per quelle persone che si riconoscono tra le prime righe di questo articolo, al fine di prendere la decisione di affrontare un percorso di Rieducazione emotiva, all’interno di un percorso psicoterapeutico.

Dott.ssa Vera Cabras- Psicoterapeuta Esperta in Nuove Dipendenze e Disturbi sessuali

Studio: Via dell’Indipendenza, 61, Bologna

Tel: 3240848398

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Vera Cabras

“Oggi non è che un giorno qualunque di tutti i giorni che verranno, ma ciò che farai in tutti i giorni che verranno dipende da quello che farai oggi” Ernest Hemingway