Per questa settimana, propongo a tutti voi la lettura attenta della Parabola dell’Aquila, un semplice racconto di James Aggrey che nasconde una meravigliosa metafora dal potente significato.

BUONA LETTURA!

’Un giorno un contadino, attraversando la foresta, trovò un aquilotto, lo portò a casa e lo mise nel pollaio. L’aquilotto imparò presto a beccare il mangime delle galline e a comportarsi come loro. Un giorno passò di là un naturalista e chiese al proprietario perché costringesse l’Aquila, regina di tutti gli uccelli, a vivere in un pollaio.

“Io le do da mangiare, le ho insegnato ad essere una gallina e l’Aquila non ha mai imparato a volare, si comporta come una gallina, dunque non è più un’aquila”, rispose il proprietario e il naturalista: “Essa si comporta esattamente come una gallina, quindi non è più un’Aquila, tuttavia possiede il cuore di un’ Aquila e può sicuramente imparare a volare”. Dopo aver discusso della questione i due uomini si accordarono per verificare se ciò fosse vero. Il naturalista prese con delicatezza l’Aquila fra le braccia e le disse: “Tu appartieni al cielo e non alla terra, spiega le tue ali e vola”.L’Aquila tuttavia era disorientata, non sapeva chi era e quando vide che le galline beccavano il grano saltò giù per essere una di loro.

Il giorno seguente il naturalista portò l’Aquila sul tetto della casa e la sollecitò di nuovo: “Tu sei un’Aquila, apri le tue ali e vola”. Ma l’Aquila ebbe paura del suo sé sconosciuto e del mondo e saltò giù nuovamente tra il mangime. Il terzo giorno il naturalista si alzò presto, prese l’Aquila dal pollaio e la portò su un alto monte.

Lassù tenne la regina degli uccelli in alto nell’aria e la incoraggiò di nuovo: “Tu sei un’Aquila, tu appartieni tanto all’aria quanto alla terra. Stendi ora le tue ali e vola”. L’Aquila si guardò attorno, guardò di nuovo il pollaio, poi il cielo e continuava a non volare. Allora il naturalista la tenne direttamente contro il sole e allora accadde che essa incominciò a tremare e lentamente distese le sue ali. Finalmente si lanciò con un grido trionfante verso il cielo.

Può darsi che l’Aquila ricordi ancora le galline con nostalgia, può persino accadere che visiti di quando in quando il pollaio. Tuttavia per quanto si sappia non è mai ritornata e non ha più ripreso a vivere come una gallina. Era un’Aquila sebbene trattata ed addomesticata come una gallina!’’

Sarebbe molto interessante condividere con voi il significato che ognuno coglie, se la metafora ha a che fare con aspetti della propria vita e se/cosa proporsi in futuro per sé stessi.

Talvolta, anche un semplice racconto come questo, può diventare una miccia nella misura in cui attiva una consapevolezza o un bisogno rispetto a qualcosa di sé, che si desidererebbe cambiare da tempo e per cui ci si sente insoddisfatti, infelici e di vivere le giornate a metà; quello che si è abituati a fare è trascurare, mettere via, oppure intestardirsi riguardo al fatto che per essere appagati il cambiamento dovrà avvenire all’esterno, quindi è l’altro a dover cambiare o una situazione specifica (lavorativa, amicale, familiare, etc).

Quello che facciamo in questi casi, è perdere di vista la responsabilità che abbiamo rispetto a ciò che succede, per cui diventa quasi più facile attribuire all’altro o al contesto la colpa, perché solo in questo modo non ci sentiremo in dovere di prendere in mano la nostra vita e operare un cambiamento. Infatti, prendere coscienza del fatto che ciò che si fa, si pensa o si dice ha un certo peso, potrebbe/dovrebbe portarci a dire ‘’Devo fare qualcosa !’’ o ancora meglio ‘’Voglio fare qualcosa…per me!’’.

Ma il cambiamento spaventa, ti rende vulnerabile e ti fa sentire come se ‘’camminassi a piedi nudi sulle uova’’; l’aquila stessa, nel buttarsi le prime volte a fare ciò per cui era nata (senza saperlo), si sentiva piuttosto spaventata e continuava a ritornare sui suoi passi, e quindi a fare ciò che aveva sempre fatto fin dalla nascita, vivendo a metà. Alla fine, dietro quella perdita di equilibrio iniziale, ciò che ha scoperto è stato per lei sorprendente e finalmente ha potuto sperimentarsi nella sua parte autentica. Questo anche grazie a chi l’ha accompagnata in quel percorso e ha creduto in lei.

Ognuno di noi ha il diritto e responsabilità di volersi bene in quanto persona e di raggiungere ciò che più desidera, anche se questo dovesse significare togliere ‘’il vestito sofferente’’ che si è portato tutta la vita, denudarsi,  per poi finalmente arrivare a scegliere per sé.

Augurandovi Buone riflessioni, avviso che per chi volesse scrivermi, può farlo al seguente indirizzo mail: cabrasvera28@gmail.com

Studio: Via dell’Indipendenza, 61 Bologna

Vera Cabras

“Oggi non è che un giorno qualunque di tutti i giorni che verranno, ma ciò che farai in tutti i giorni che verranno dipende da quello che farai oggi” Ernest Hemingway